Sea Watch 3, Salvini è indagato per diffamazione della ‘capitana’ Carola Rackete

Il leader della Lega Matteo Salvini è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma per diffamazione dopo la denuncia presentata dalla tedesca Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3. La Procura capitolina ha inviato gli atti alla Procura di Milano per competenza territoriale perché è lì che l’ex ministro dell’Interno risiede.

Nella querela, depositata il 12 luglio, Carola Rackete ha anche chiesto il sequestro dei profili social dell’ex vicepremier e sono riportati non soltanto alcuni post di Salvini ma anche vari commenti degli utenti. La vicenda riguarda lo sbarco dei migranti nel porto di Lampedusa, avvenuto lo scorso giugno, che si trovavano a bordo della nave Sea Watch 3.

In totale, sarebbero 22 le offese che Salvini avrebbe rivolto alla ‘capitana’ tedesca, riportate sulle pagine depositate dai suoi legali alla Procura di Roma. Nella denuncia, tra l’altro, i legali di Carola, oltre alla diffamazione, avevano ipotizzato anche il reato di istigazione a delinquere. Rackete, in più, ha chiesto anche ai magistrati il sequestro preventivo dei profili social attraverso cui “risultano pubblicati e diffusi i contenuti diffamatori e istigatori con specifico riferimento alle pagine Facebook e Twitter dell’account ufficiale di Matteo Salvini”.

Nell’atto di querela la giovane, rappresentata dal legale Alessandro Gamberini, aveva spiegato che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti”. Nella querela Carola cita le espressioni offensive dell’allora ministro: “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto “avrei provato a ammazzare cinque militari italiani”, “complice dei trafficanti di esseri umani” e altre ancora.

Affermazioni, è scritto nella querela, che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”.

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