Sea Watch, comandante ed equipaggio ascoltati fino a tarda notte dalla Polizia
Dopo lo sbarco della Sea Watch 3 al Porto di Catania, i componenti dell’equipaggio e del comandante della nave battente bandiera olandese sono stati ascoltati dagli inquirenti come persone informate sui fatti.
Inoltre, Guardia di Finanza, Polizia e Capitaneria di porto sono saliti a bordo dopo lo sbarco dei 47 migranti, tra cui 15 minori non accompagnati (che si trovano in un centro di accoglienza della città etnea, mentre i maggiorenni sono stati trasferiti temporaneamente in un hotspot di Messina, in attesa di conocere la destinazione in uno dei Paesi dell’Unione Europea che si sono offerti di accoglierli).
Tuttavia, la nave non è stata posta sotto sequestro, sottolineando che già il procuratore di Siracusa, Fabio Scavone, aveva escluso la commissione di reati. Però, fino alla tarda serata di ieri, non era stato autorizzato il cambio equipaggio.
Scopo delle indagini è ricostruire le modalità di soccorso che ha salvato la vita ai 47 migranti al largo della Libia, verificando se sia vero (come ha accusato il governo italiano) che l’imbarcazione poteva dirigersi in porti alternativi e più vicini, come quello della Tunisia.
Sulla vicenda è nuovamente intervenuto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Siamo al lavoro per risolvere definitivamente il problema, sigillando le acque territoriali italiane alle navi sgradite come quelle delle Ong, mentre gli altri chiacchierano e denunciano, rivendico la linea della fermezza e l’obiettivo raggiunto”.
Il leghista ha poi sottolineato che “otto paesi Ue hanno deciso di accogliere i migranti della Sea Watch, mentre ai tempi del Pd l’Italia accoglieva tutti senza fiatare”, aggiungendo che “ho difeso i confini di questo Paese, l’ho fatto e lo continuerò a fare. Stiamo verificando con ministro delle Infrastrutture chi far entrare e chi no, per verificare se ci saranno altri trafficanti di esseri umani. Non mi sostituisco ai giudici ma mi risulta che ci siano più elementi di irregolarità nella Sea Watch: col mare in tempesta invece di andare in Tunisia sono venuti in Italia. Quanto meno strano”.
Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, sul punto ha perso sottolineato che “il 23 gennaio alle 14.35 Sea Watch ha contattato il ministero delle infrastrutture olandese chiedendo l’indicazione di un porto in Italia o a Malta. Rispetto alla posizione in cui si trovava la nave, il porto più sicuro era quello di Lampedusa, ma in quel momento non era ritenuto sicuro a causa del ciclone che si stava per abbattere. A quel punto l’Olanda ha detto a Sea Watch se la Tunisia poteva essere un porto dove rifugiarsi, ma la Tunisia non ha mai fornito alcuna risposta alla richiesta di ormeggio”.