Selinunte, importanti ritrovamenti nell’area del Santuario urbano
Una grande piattaforma addossata al fronte del monumentale Tempio R, con ogni probabilità destinata ad altare, è la più importante scoperta della campagna di scavi condotta quest’anno a Selinunte dalla New York University e dall’Università statale di Milano.
Le ricerche, che si sono concentrate nell’area antistante il Tempio R, hanno consentito di attribuire la datazione certa del 570 a.C. al prezioso monumento. Uno spazio che si è mostrato intatto nei livelli antichi non essendo stato oggetto di scavi in età postantica o moderna; questo vale, in particolare, per la zona dove si suppone si trovasse l’altare (più a sud dell’area scavata quest’anno), attualmente occupata dai blocchi dell’architrave del Tempio C che, crollati in età medievale, sono stati risistemati nella posizione attuale da Francesco Saverio Cavallari, alla fine dell’Ottocento. La rimozione dei blocchi potrà consentire l’esplorazione del resto della piattaforma e dell’altare.
Non lontano dall’area dove si ipotizza si trovasse l’altare, sono state rinvenute anche due punte di lancia e un corno di capra che si suppone fossero deposizioni votive databili all’epoca della costruzione del Tempio R. Questi oggetti arricchiscono la serie impressionante di offerte – particolarmente armi e animali – associate con la costruzione dell’edificio sacro. Infine, nel riempimento ellenistico che ha sigillato il Tempio R e l’area circostante nei suoi livelli arcaici e classici, è stato rinvenuto un braccio in marmo di grandezza naturale, appartenente a una statua di circa 1 metro e 80 che può essere associato a un frammento di avambraccio trovato quattro anni fa e realizzato nello stesso materiale e con le stesse proporzioni. I due frammenti sono riferibili a una statua di kouros, il tipo statuario maschile principale della scultura greca arcaica. La statua, che con ogni probabilità aveva funzione votiva nell’ambito del grande santuario urbano potrebbe essere stata danneggiata in occasione della presa cartaginese di Selinunte nel 409. La scultura, verosimilmente, è stata smembrata e riutilizzata come materiale di riempimento e riciclo in età ellenistica. La prosecuzione delle ricerche potrebbe portare alla scoperta di ulteriori frammenti della statua che rappresenta una testimonianza importante dei rapporti esistenti tra Selinunte e l’isola di Paros, sulla scia del Giovane di Mozia a Selinunte.
“I risultati della campagna di ricerca appena condotta – sottolinea l’assessore regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – sono di grande importanza per la conoscenza del santuario urbano costruito tra la fine del settimo e la fine del quarto secolo a.C.. Gli scavi condotti a Selinunte, durante questa florida stagione dell’archeologia siciliana e la ripresa delle relazioni con le università di tutto il mondo stanno aprendo la strada alla realizzazione di un laboratorio che vede impegnati, durante tutto l’anno, giovani e studiosi che arrivano in Sicilia da ogni parte. Un’esperienza che restituisce elementi interessanti ai fini della ricostruzione storica della Sicilia antica per una primavera dell’Archeologia in Sicilia, che appare sempre di più come una stagione, non soltanto proficua, ma soprattutto duratura e in grado di consolidare solide relazioni internazionali”.
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