Previsioni Svimez, spettro di una nuova recessione al sud: pil sotto lo zero
Mentre prosegue il dibattito sull’autonomia differenziata delle regioni ricche del nord, che vogliono continuare ad essere più ricche fregandosene del resto dell’Italia, il rapporto Svimez 2019 su “L’economia e la società del Mezzogiorno”, dice chiaramente che si profila lo spettro di una nuova recessione al sud con un PIL (prodotto Interno Lordo) pari a zero.
Nel secondo semestre dello scorso anno l’andamento congiunturale è peggiorato nettamente. “La modesta crescita osservata nei primi sei mesi, che proseguiva il trend espansivo avviatosi ad inizio 2014, ha lasciato il posto ad un sempre più marcato rallentamento dell’attività produttiva. Nel quadro di un progressivo rallentamento dell’economia italiana, si è riaperta la frattura territoriale che arriverà nel prossimo a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito”.
Le previsioni elaborate dalla Svimez dicono chiaramente che nell’intero paese ci sarà “una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del PIL del +0,1% e una crescita zero dell’occupazione (considerando nella stima il peso crescente della cassa integrazione)”.
In sostanza se nel Centro-Nord il PIL dovrebbe crescere di appena lo +0,3%, nel Mezzogiorno l’andamento previsto è negativo con -0,3%. Soltanto nel 2020 è previsto un miglioramento percentuale segnando però soltanto un +0,4%, con una lievissima ripresa dell’occupazione (+0,3%).
Secondo il rapporto “L’andamento delle più importanti variabili economiche nel Centro-Nord è migliore con un incremento del prodotto interno lordo pari a +0,9%, ma comunque non in grado di riportare l’Italia su un sentiero di sviluppo robusto (nel 2020, l’aumento del PIL nazionale sarà del +0,8% e dell’occupazione del +0,3%)”. L’analisi conferma, se ce ne fosse bisogno, che l’errore di lasciare il mezzogiorno al proprio destino, dopo averlo impoverito e prosciugato delle migliori risorse umane, è stato e continua ad essere un gravissimo errore per il Paese. Senza il sud l’intera Italia arrancherà e diventerà fanalino di coda dell’Europa, come d’altronde sta già diventando.
“La spesa per consumi delle famiglie dovrebbe risultare, sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno, poco più che stazionaria”. Con il sud, oggettivamente condizionato dalla “debolezza della dinamica occupazionale e la persistente debolezza dell’azione riequilibratrice dell’intervento pubblico”. Infatti si vorrebbe attivare un moltiplicatore di diseguaglianze con l’autonomia differenziata che, di fatto, nasconde una sorta di secessione tra ricchi e poveri.