Zona gialla? Non serve a niente se non si accelera sui vaccini anti Covid. E le mascherine…
L’Italia sta “bruciando le tappe”. Nessuno, neanche tra i più pessimisti, avrebbe immaginato che già a metà luglio avremmo rivisto salire la curva dei contagi e parlato di nuove zone gialle. I dati aggiornati al 16 luglio, dicono dalla cabina di regia nazionale, parlano di una crescita dell’indice Rt dallo 0,66 allo 0,91%.
Anche l’incidenza settimanale ha subito un’impennata passando da 11 a 19 casi ogni 100.000 abitanti. Di conseguenza, se le regole non cambieranno (e sarebbe opportuno cambiarle) ci sono 19 regioni – tutte, tranne Valle d’Aosta e provincia autonoma di Trento – a potenziale rischio di tornare in zona gialla: magari non subito ma certamente prima della fine dell’estate.
La Sicilia, per numero di contagi, è tra le Regioni più colpite ma è anche corretto sottolineare che il tasso di ospedalizzazione è sempre molto basso. Nel frattempo oggi sarà tagliato il traguardo delle 60 milioni di dosi di vaccino somministrate (ma solo il 48% della popolazione ha completato il ciclo).
Fin qui i numeri, che dicono tanto ma non tutto. Adesso è la politica che deve fare la sua parte, con una campagna massiccia per la vaccinazione collettiva, andando a stanare indecisi e no vax e trovando le misure giuste per “costringere” il maggior numero di persone, nei limiti previsti dal diritto, a sottoporsi al vaccino nel rispetto di sé e degli altri. Perchè se è vero che sono ancora pochi i ricoverati è altrettanto vero che, con la esponenziale diffusione della variante Delta, molte persone delle categorie più fragili, non ancora vaccinate, saranno esposte a rischi molto più seri.
E’ su questo fronte che si gioca la partita, non certo con restrizioni alle attività commerciali che potevano avere un senso lo scorso inverno ma che non ne hanno più adesso che c’è il vaccino e che arriva la conferma scientifica che il completamento dell’immunizzazione è decisivo per limitare i rischi sanitari dei cittadini. E mentre si parla di green pass, affrontando le eventuali criticità di una simile misura, sorprende che nessuno abbia deciso di tornare a rendere obbligatorio l’uso delle mascherine anche all’aperto.
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