Antimafia, Università di Palermo contro la relazione. Fava: “Reazione stravagante”

Botta e risposta tra l’Università di Palermo e il presidente della Commissione regionale Antimafia, dopo che l’Ateneo ha criticato i contenuti della relazione sul tema dei beni confiscati (presentata nei giorni scorsi) difendendo i corsi di alta formazione per amministratori giudiziari.

L’Università di Palermo si ritiene chiamata direttamente in causa e il riferimento dell’ateneo – piccato – è alle dichiarazioni di Pietro Cavallotti, erede della famiglia finita al centro di alcune delle misure di prevenzione dell’era Saguto e che dopo anni ha ottenuto il dissequestro dei suoi beni (per i beni del padre e dello zio è stata chiesta invece la revoca della confisca).

“Apprendiamo – scrivono il rettore Micari e i direttori Alessandro Bellavista e Aldo Schiavello, – che nella relazione conclusiva dell’inchiesta sui beni sequestrati e confiscati in Sicilia, approvata dalla commissione parlamentare regionale sul fenomeno della mafia, si trascrivono le dichiarazioni di un tal Cavallotti, qualificato come ‘imprenditore’. Si tratta di un’evidente allusione alla consolidata esperienza formativa condotta dall’Università di Palermo grazie all’impegno del Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali (Dems) e la collaborazione dei giuristi del Dipartimento di Giurisprudenza”.

L’Ateneo definisce “ingiustificate” le dichiarazioni rese alla Commissione ma la replica del presidente Claudio Fava non si è fatta attendere: “Il professor Micari lamenta che nella relazione della Commissione Antimafia dell’Ars sui beni sequestrati e confiscati in Sicilia (duecento pagine, ottantuno audizioni, otto mesi di lavoro: approvata la settimana scorsa all’unanimità) abbia trovato posto la dichiarazione di un imprenditore che – nel contesto di un’audizione durata oltre due ore – lamentava i meccanismi imperfetti di formazione degli amministratori giudiziari, riferendosi anche a “corsi di alta formazione” poco efficaci. Ora, che l’Università di Palermo si riconosca in quell’incidentale e se ne senta offesa (pensando alle proprie esperienze formative) è cosa comprensibile. Che si senta offesa dalla relazione è cosa piuttosto stravagante”.

La deputata regionale M5S, Roberta Schillaci, componente della commissione  Antimafia dell’Ars, afferma in merito: “Nessun attacco all’Università, che, anzi, va elogiata per la qualità dei suoi docenti e per i brillanti risultati raggiunti in termine di aumento di iscrizioni. Non si comprende perché il rettore Micari si sia scagliato contro la relazione della commissione sui beni sequestrati e confiscati in Sicilia, che  si limitava soltanto a riportare le dichiarazioni di un imprenditore che lamentava le carenze della formazione di operatori giudiziari con corsi di poche ore, organizzati da altri organismi. Non c’era, nel documento, traccia alcuna di attacchi all’istituzione università da parte di una commissione che,  da quando si è insediata, ha lavorato sempre con grande serietà e impegno, producendo lavori frutto di numerose audizioni, perché è corretto che si ascoltino le voci di tutti, anche di coloro che hanno avuto toni aspri e critici con la stessa commissione antimafia”.

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