Covid, la Regione “cambia” tamponi: dubbi sull’efficacia dei test rapidi

La situazione legata alla diffusione del Coronavirus tra gli operatori sanitari preoccupa e la Regione corre ai ripari cambiando tamponi. L’assessorato alla Salute ha infatti dato il via libera all’acquisto di un milione di tamponi rapidi di terza generazione, cioè quelli che (al contrario dei “rapidi” di prima e seconda generazione) sono considerati alla stregua dei molecolari per attendibilità dei risultati.

Il 20 gennaio è stato dato mandato di indire la gara d’appalto in via d’urgenza: i test rapidi di terza generazione sono più costosi ma allo stesso più affidabili grazie ad un’implementazione delle tecnologie. Le uniche aziende produttrici sono tre (Menarini, LumiraDx e Harrow): da questo terzetto uscirà la fornitrice. Anche se nel frattempo, è stata già aggiudicata un’altra gara d’appalto per un milione di test di seconda generazione, con alcuni membri del Cts che contestano il loro utilizzo negli screening di massa: usarli nei drive-in potrebbe esporre al rischio di non rilevare molti positivi asintomatici.

E proprio sull’effettiva capacità dei tamponi di dare risultati affidabili ruota un nuovo dibattito: quello dei focolai nelle strutture ospedaliere e delle positività di soggetti in via di vaccinazione. In particolare al Civico sono infatti 16 le persone (2 medici e 14 infermieri) che sono risultate positive dopo aver ricevuto la prima dose. Il professore di Epidemiologia clinica del Policlinico, Francesco Vitale, intervistato da Repubblica Palermo, espone la sua teoria – tutta da verificare – scrivendo alla Pfizer: “Vogliamo capire se il farmaco possa fare interferenza con i tamponi rapidi che ricercano le proteine del virus o, con meno probabilità, con i molecolari, determinando falsi positivi”.

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